Pagine

Due silenzi fecero una voce… Fatemeh Ekhtesari (e Mehdi Moosavi)



La Corte rivoluzionaria di Tehran lo scorso 12 ottobre (2015) ha pubblicato una sentenza di condanna nei confronti dei poeti iraniani Fatemeh Ekhtesari e Mehdi Moosavi.
 
Fatemeh Ekhtesari è stata condannata a 11 anni di reclusione e 99 frustate e Mehdi Moosavi a 9 anni e 6 mesi di reclusione e 99 frustate. Entrambi sono accusati di aver “insultato il sacro” tramite le critiche sociali espresse nelle loro opere poetiche.

Fatemeh Ekhtesari, di cui mi occuperò in questo post, è nata nel 1986. Nel 2013 ha partecipato ad un progetto che prevedeva la collaborazione tra 6 poetesse svedesi e 6 iraniane che gli ha permesso di dare notorietà alle sue opere. Sin dalla prima raccolta, infatti, le sue poesie sono state largamente censurate, e le stesse pubblicazioni ritirate dal mercato. 

Oltre alle sue opere il regime di Tehran ha contestato a Fatemeh Ekhtesari le sue esternazioni alla stampa estera durante il Festival di Gothenburg durante il quale ha apertamente criticato il regime. 

Un’aspetto rilevante della sua opera, aspetto non apprezzabile nelle traduzioni sia inglesi che italiane, è l’utilizzo di una particolare forma metrica tradizionale della poesia persiana, ovvero il Ghazal. Fatemeh Ekhtesari infatti fa parte del gruppo letterario denominato Ghazal post-moderno, proprio perché viene recuperato lo schema metrico della tradizione per adattarlo ad un linguaggio e ad varietà di temi del tutto nuovi nella poesia persiana. 

I versi di Fatemeh infatti sono popolati da figure femminili, da corpi, da parti, da aborti.. si tratta di temi solitamente taciuti nella poesia iraniana.  Nelle sue opere spesso la donna diventa una simbolo della resistenza contro il regime come nella poesia “Run” che fa riferimento alla "rivoluzione verde iraniana".


Corri  
Traduzione basata sulla versione inglese di Linn Hansén.

- Corri
Una voce mi è passata accanto
E qualcuno è appena entrato di corsa nella mia mente confusa
- Corri
Le strade erano piene di folla
- Corri
Le auto suonavano il clacson nella notte senza fine
Suonavano dopo anni in cui avevano dimenticato come farlo
Mi entravano nelle orecchie e mi confondevano la mente
Le ho sentite suonare
E io tenevo in mano una foto strappata
Ho sentito il suono nel sentirsi perduti nei vicoletti ciechi
Ho sentito il suono delle lacrime che franavano da occhi di pietra
Ho sentito il suono acre del gas lacrimogeno e delle sigarette
Ho sentito il suono dei bastoni sulle schiene e sulle teste
E ho sentito le ombre corrermi dietro
- Corri
Due silenzi fecero una voce
La voce delle nostre mani separate
La tua voce passarmi vicino
La tua voce diventare la voce della gente
E la mia voce perduta in tutti quelle giornate nere
Attaccata alla porta di servizio
Al mio ufficio, al mio lavoro
Alle mie pillole nelle notti insonni
E attaccata a tutte quei risvegli sempre uguali
In cui mi svegliavo esercitando i miei sorrisi e i pianti
Replicati nello specchio
In cui mettevo la mia firma impaziente sul fondo di documenti ufficiali
In cui cercavo impazientemente una sola cosa nei giornali
In cui ritornavo dal lavoro nei miei pomeriggi di impazienza
Ritornando al silenzio che mi dava il benvenuto in ogni stanza
Ritornando al freddo delle miei mani sul caldo di una tazza 
Ritornando ai giorni neri a cui seguivano giorni anche peggiori
E ritornando a me che aspetto di dare il benvenuto a mio marito
Come una mogliettina felice che aspetta di dare il benvenuto a suo marito
Aspettando che butti i suoi calzini nel salotto
- Corri
Casa mia è piena di suoni gettati via
- Corri
Qualcuno mi ha toccato le spalle
Dovresti correre verso le strade impazzite di folla
E verso una donna coperta dal velo
Dovresti correre verso quelle due ombre alle tue spalle
E verso la paura di indossare un braccialetto verde al polso
Dovresti correre verso te stessa colpita da un proiettile infuocato
E verso le tue dita a V in segno di vittoria
Dovresti correre verso il sangue aggrumato all’angolo delle nostre labbra
E verso la notte della nostra triste rinascita
Verso la notte incompleta della libertà
E verso te stessa che muori tra le mie braccia
Verso te stessa sopravvissuta tra le vittime
E verso le nostre mani nuovamente unite
Chiamami
Io sono te
Fredda come le tue mani
Chiamami
Voglio ritornare in strada
Chiamami per sussurrarti nelle orecchie con amore
Chiamami per perdermi nelle tue braccia e nei miei sogni
Ritorna e fai risorgere i ricordi
Chiamami
E sottraimi a me stessa

Nessun commento:

Posta un commento