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Tre poesie di Serhiy Zhadan


Sono molto contento di potervi postare queste tre poesie di Serhiy Zhadan. Tre poesie scritte nel 2014 e che, più dei resoconti di cronaca, lasciano capire quello che sta succedendo in Ucraina, agli ucraini.

Per una breve biografia e altre poesie vi rimando al precedente Serhiy Zhadan, ovvero la poesia punk del post-proletariato ucraino.






 Ricerca

L’ho cercata a lungo. Aveva cambiato numero,
lasciato la città, non era su facebook.
Non ero riuscito a rintracciarla tramite gli amici,
né tra i membri della chiesa.
Poi scrisse, raccontandomi le cose che la rendevano felice,
il suo viaggio, la nuova vita, come si era abituata a tutto questo.

Scrisse di suo fratello, a dire il vero penso fosse quello il vero motivo,
farci sapere che suo fratello era morto.
Non ero il solo a cui aveva scritto,
non potevo essere il primo. Scriveva con troppa calma.
Scrisse che erano rimasti presi in uno scontro a fuoco.
Poi alcuni avevano fatto ritorno
per recuperare i morti. O meglio, quello che rimaneva
di loro. Le gambe erano il problema più grande. Ad ognuno
bisognava trovarne due. Ecco come avveniva l’assemblamento:
ad ognuno due gambe. Meglio se erano entrambe
della stessa dimensione.

Era un musicista, suo fratello. Aveva un’ottima chitarra,
e molti gliela chiedevano in prestito.
“Cosa dovrei farne, ora?” Mi scrisse.
“L’ho presa e ho provato a suonarla ma mi sono fatta dei tagli alle dita con le corde.
È stato molto doloroso. Non sono ancora scomparse le ferite.”


Ago

Anton, 32 anni.
Stato civile, abita a casa dei genitori.
Ortodosso, non frequentante.
Laureato, in lingue.
Lavorava come tatuatore, aveva uno stile riconoscibile,
se così si può dire.
Molti abitanti del posto sono passati
sotto il suo ago appuntito e la sua mano esperta.

Quando questa storia ebbe inizio, parlava molto
di politica e di storia, cominciò anche ad andare ai comizi,
a discutere con gli amici.
Ma gli amici si offesero, i clienti sparirono.
Avevano paura, non capirono, lasciò la città.

Capisci veramente una persona toccandola con un ago.
L’ago punge, l’ago ricuce. Sotto il suo tiepido
metallo la superficie della pelle di una donna diventa così malleabile
e la tela luminosa della pelle di un maschio si fa più dura.
Perforando la membrana esterna di un’altra persona
liberi vellutate gocce di sangue, incidi
delle ali d’angelo sulla sottomessa superficie del mondo.
Incidendole, il tatuatore, è chiamato
a riempire il mondo di significato, di colore.
Incidi questa conchiglia, tatuatore, che nasconde anime e tormenti –
per cui viviamo, per cui moriamo.

Qualcuno ha detto che gli spararono ad un posto di blocco
una mattina, pistola alla mano, accidentalmente,
nessuno sa il motivo.
Fu seppellito in una fossa comune – è così che li seppelliscono tutti.
I suoi oggetti personali furono spediti ai suoi genitori.
Il suo stato civile non è mai stato aggiornato.

Un giorno -- qualche bastardo
scriverà di sicuro poemi eroici su questa storia.
Un giorno – un altro bastardo
dirà che non c’è alcun motivo per scrivere di questo.


Rinoceronti

L’aveva sopportato per sei mesi
per sei mesi aveva fissato la morte,
come i rinoceronti dello Zoo –
pieghe scure,
respiro pesante.
Aveva paura, ma non smetteva di guardare,
non chiudeva gli occhi.

È spaventoso, molto spaventoso.
Così dovrebbe essere.
La morte è spaventosa, ti atterrisce.
È spaventoso sentire il tanfo di sangue della luna.
È spaventoso vedere la storia come è fatta.

Sei mesi fa era tutto differente.
Sei mesi fa erano tutti diversi.
Nessuno aveva paura delle stelle cadenti
sopra il serbatoio.
Nessuno stava attento al fumo
che saliva dalle fessure della terra scura.

Di notte, in mezzo alla strade,
nel rumore, nel traffico,
tra l’amore e la morte,
lei nasconde la testa nelle spalle,
colpisce disperatamente con i pugni,
urla e grida nelle tenebre.
Non voglio vedere tutto questo, dice,
non riesco a sopportarlo, dentro.
Perché ho bisogno di tutta questa morte?
Dove dovrei metterla?

Dove mettere tutta questa morte?
Sulle spalle
come gli zingari con i bambini:
non piace a nessuno
e non gli piace nessuno.
C’è così poco amore,
e l’amore è fragilissimo.

Grida e fa a pezzi l’oscurità con le tue mani.
Grida ma non allontanarti da lui nemmeno di un passo.
Il mondo non sarai mai come era prima.
Non lasceremo che sia
come era un tempo.

Ci sono sempre meno finestre accese nella strada desolata.
Sempre meno persone che passeggiano
vicino alle vetrine dei negozi.
Campi e fiumi s’ingrossano nell’inferno di questa nebbia d’autunno.
I fuochi si spengono con la pioggia.
Le citta congelano di notte.


[Traduzione italiana realizzata a partire dalle versioni inglesi di Virlana Tkacz e Wanda Phipps.]

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